Quando si fanno vacanze o viaggi di lavoro che comportano l’attraversamento di due o più fusi orari è piuttosto comune che i viaggiatori si trovino a dover fronteggiare una problematica non grave, ma comunque piuttosto fastidiosa, la sindrome da fuso orario, probabilmente più nota come “jet lag” (espressione che letteralmente significa ritardo da aviogetto).
Il jet lag, come detto, non è un disturbo che può essere considerato grave, ma è indiscutibile il fatto che si tratti di un problema che dà luogo a diverse manifestazioni che peggiorano la qualità della vita e possono impedire di gustarsi la vacanza al meglio o renderci meno performanti sul lavoro; i segni e i sintomi principali di tale sindrome sono sonnolenza, stanchezza, difficoltà a concentrarsi, perdita dell’appetito, costipazione, sonno disturbato (e conseguentemente nervosismo e irritabilità). La causa del jet lag è essenzialmente da ricercarsi nell’alterazione del ciclo sonno-veglia causato dai vari cambi di fuso orario.
Tale ciclo è regolato da un ormone prodotto dalla ghiandola pineale, la melatonina; la produzione di tale sostanza è inibita quando l’organismo è stimolato dalla luce, mentre in condizioni di buio la produzione dell’ormone aumenta (il suo picco è tra le 2 e le 4 del mattino); quando si cambiano più fusi orari, il meccanismo purtroppo si “inceppa” e la conseguenza sono le varie manifestazioni citate poco prima.
Di norma i primi sintomi e segni del jet lag si manifestano a partire dal secondo giorno dopo l’arrivo; il problema ha una durata che può variare da pochi giorni (2-3) a un massimo di 10.
È necessario comunque precisare che non in tutti i soggetti la sindrome da fuso orario si presenta con la medesima intensità; gli over 50, per esempio, hanno generalmente una sintomatologia più pesante rispetto a quella che si registra nei soggetti più giovani (ciò è dovuto anche al fatto che con l’avanzare dell’età la produzione di melatonina è più bassa a causa di una progressiva calcificazione della ghiandola pineale).
Il jet lag, inoltre, risulta generalmente più marcato quando si viaggia da ovest verso est e quanti più sono i fusi orari che vengono attraversati durante il viaggio.
Come si combatte la sindrome da fuso orario?
L’assunzione di melatonina per dormire è riconosciuta come il rimedio più efficace per combattere la fastidiosa sindrome da fuso orario perché sopperisce alla mancata produzione dell’ormone dovuta a un’eccessiva esposizione alla luce e alla mancanza di ore notturne (e quindi di buio). Per quanto riguarda i quantitativi da assumere, le linee guida dell’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, European Food Safety Authority) raccomandano un dosaggio massimo quotidiano di 1 mg. Il consiglio è quello di assumere tale sostanza circa 30 minuti prima di andare a dormire per tutto il tempo del soggiorno.
E al ritorno?
Quando si rientra dal lungo viaggio intrapreso (per esempio da una vacanza in Australia), non è detto che la sindrome da jet leg si manifesti nuovamente; tuttavia le possibilità che tale circostanza si verifichi non sono del tutto nulle; in tal caso il consiglio è quello di continuare ad assumere la melatonina per almeno una settimana o comunque fino a quando non si ripristina il corretto ciclo sonno-veglia.
La melatonina peraltro, diversamente dai farmaci utilizzati per combattere l’insonnia e altri disturbi del sonno, non crea dipendenza psicofisica ed è spesso associata a diversi rimedi naturali con proprietà calmanti e rilassanti (come per esempio gli estratti di melissa e passiflora).
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