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Porto e Lisbona in 5 giorni: cosa vedere e perché tornare

Porto e Lisbona: Douro e Togo. Due fiumi per due città che a meno di 400 chilometri l’una dall’altra rappresentano due delle anime del Portogallo, terra meravigliosa dove il mare sposa la montagna, dove le spiagge sfidano le scogliere e i fiumi scandiscono il flusso sanguigno di un Paese dove non ci si annoia mai.

Perché scegliere il Portogallo

Cinque giorni di vacanza sono il minimo indispensabile per assaggiare il Portogallo e avere voglia di tornarci al più presto. Porto e Lisbona sono lo zenit e il nadir di questa fetta di penisola iberica che strappa la Spagna all’oceano e si affaccia sull’Atlantico sognando l’America.

E visto che le ore vengono scandite con impressionante velocità è vietato disperdere le energie perdendo tempo in tappe che possono essere rimandate al prossimo viaggio.

Nonostante novembre non sia un periodo facile per viaggiare in Europa, il Portogallo preserva un clima tutto sommato mite (con temperature comprese tra i 15 e gli 8 gradi) anche se l’ombrello deve entrare giocoforza nello zaino perché in pochi minuti uno scorcio di cielo azzurro può trasformarsi in un cumulo di nubi che piangono pioggia per poi riportare il sereno.

Ombrello, dunque, e abiti a cipolla: dalla maglietta al cappello di lana in una giornata può servire tutto.

Porto e il Douro

 

Per chi arriva a Porto in aereo il consiglio è di salire su un taxi e raggiungere il centro città; occhio al traffico (intenso a tutte le ore) e via dritti fino al cuore della città vecchia.

Il fulcro di tutta la vita di Porto è il quartiere Ribeira che si snoda sulle due sponde del fiume Douro e soprattutto a cavallo del ponte Dom Luis I, costruito dall’ingegnere belga Théophile Seyrig, discepolo di Gustav Eiffel a fine ‘800.

Alto 45mt e lungo 385 mt il ponte unisce le due anime del quartiere e ne rappresenta il simbolo. Può essere percorso sia nella carreggiata inferiore, dove passano anche le macchine, sia in quella superiore, appannaggio sono di pedoni e tram.

Lassù si arriva inerpicandosi per ripide scalinate e vicoli che sembrano aver dimenticato il tempo che passa, ma una volta giunti alla sommità del quartiere, dopo qualche respiro per riprendere fiato, ci si accorge che la fatica ne è valsa la pena: varcato il ponte, infatti, ci si trova sospesi al centro del fiume Douro, più in alto della giostra panoramica che attrae i turisti e vicini a un cielo che sembra suonare le malinconiche note d’amore del fado.

 

Il consiglio è di attraversare il fiume al tramonto e godere della vista del sole che sparisce là dove i tetti si fondono con il cielo e l’ombra delle antiche imbarcazioni che trasportavano il vino Porto verso il mare si riflette nel fiume.

E proprio sulla sponda del Douro si affacciano decine di cantine, bar, ristoranti e locali che offrono per pochi euro la possibilità di degustare questo vino liquoroso ideale per chi ama i sapori dolci e molto sciropposi.

A seconda dell’invecchiamento del vino, il Porto può arrivare a essere molto caro quindi occhio a chiedere sempre il prezzo di quello che si assaggia per evitare brutte sorprese.

Tra vicoli e Chiese sulle note del fado

Passeggiare per i vicoli del quartiere con andatura lenta e rilassata è il modo migliore per respirare l’anima della città.

Il quartiere non è molto grande e anche senza volerlo tra un carrugio e l’altro, girando per una strada che sembra senza uscita e seguendo il proprio istinto ci si troverà faccia a faccia con le bellezze artistiche della città.

La Torre, la libreria e la movida

 

La chiesa di San Francesco prima di tutto, i cui interni preziosissimi sono intarsiati nel legno e ricoperti d’oro, ma anche la Chiesa dei Chierici (splendido esempio di barocco lusitano), con la sua Torre, la più alta del Portogallo, 76 metri d’altezza e più di 200 gradini da percorrere in fila indiana. Anche in questo caso una faticata che però premia con la vista mozzafiato su tutta la città.

A pochi passi dalla Torre dei Clerici si trova un’altra attrazione di Porto ovvero la libreria Lello, la più antica e famosa del Paese.

I suoi interni in legno hanno ispirato la scrittrice J.K. Rowling nell’ideare l’architettura della scuola di magia di Hogwarts e, naturalmente, l’indotto del brand Harry Potter ha rappresentato un’ottima fonte di pubblicità e marketing per il piccolo negozietto per entrare nel quale bisogna fare una lunga fila e persino pagare il biglietto (anche se il costo del ticket viene scontato da un’eventuale acquisto di libri).

Sempre in zona si trova il museo di storia naturale e la Galeria de Paris, il cuore della movida di Porto che di notte si anima di giovani in cerca di un’alternativa alla malinconia del fado e al flusso dei turisti.

Meritano una capatina anche la stazione di San Bento e il monastero di Serra do Pilar da dove si gode un’ottima vista sulla città.

Cosa mangiare

Mangiare e dormire e Porto è semplice ed economico.

Impossibile evitare il baccalà che viene presentato in tutte le salse e in tutti i locali della zona con il suo tipico odore forte che resterà a lungo nelle narici così come l’atmosfera di questa città tra i cui vicoli è possibile trovare alloggi a poco prezzo che offrono stanze curate che si affacciano direttamente sul Douro regalando una vista che resterà nel cuore di chi ha avuto la capacità di respirare il battito del cuore di questa perla lusitana.

Da Porto a Lisbona

A un’ora d’aereo da Porto verso sud c’è Lisbona, collegata meravigliosamente dalla Tap, la compagnia aerea portoghese, che garantisce ogni 60 minuti voli verso la capitale del Portogallo, città che apre a un mondo sfaccettato e cosmopolita tutto da scoprire.

Prima di tutto va sottolineato che la metropolitana di Lisbona funziona benissimo e collega tutti e sette i quartieri della capitale portoghese (che si snocciolano su altrettanti colli) sia tra di loro sia con l’aeroporto usciti dal quale si imbocca subito la linea rossa.

Dove dormire, cosa vedere

Se la premessa è che i giorni sono solo 5 e che 2 sono già stati trascorsi a Porto non resta che concentrare le energie e strappare il cuore a Lisbona per metterselo in tasca, in un posto segreto dal quale nessuno ce lo toglierà mai.

Sull’agenda il nome che va segnato è quello di Baixa dove vale la pena prenotare l’albergo e utilizzarlo come campo base sia per la strategicità logistica sia perché ben fornito di locali, supermercati, negozi e mezzi pubblici.

Alla scoperta dell’Alfama

E’ il quartiere che si snoda giusto dietro la porta di Chiado, altro punto nevralgico della città, e che permette di accedere con facilità alla zona di Alfama, il cuore antico di Lisbona protetto dal castello di St. Jorge, l’avamposto armato dell’antica Lisbona. Il biglietto costa 10 euro: spesi bene.

A parte il piacere di girare per le stradine acciottolate dell’antico arroccamento e immaginare come gli arcieri medievali avrebbero colpito i nemici facendo capolino della feritoie, il castello di St. Jorge è un posto splendido dove trascorrere il pomeriggio.

Un paio di caffetterie, un bar e tanti angoli dai quali ammirare i tetti di Lisbona che vi resteranno nel cuore per sempre.

Da lassù si scorge la foce del Togo e l’estensione del fiume che sembra un mare da tanto distante appare l’altra sponda, la piazza del commercio e il monastero St. Vincent, i vicoli, la gente, il traffico e le luci.

Lasciate le gesta medievali lusitane non resta che immergersi nelle viuzze irregolari dell’Alfama unite da fili di panni stesi e coronate da maioliche azzurre (los azuleos, come vengono chiamate queste decorazioni) che decorano le facciate di case strette e come appiccicate l’una all’altra dalle mani di un gigante che voleva farle stare tutte in poco spazio.

Dopo una breve pausa in uno dei tanti ristorantini del quartiere di Alfama (occhio alle fregature che a Lisbona i ristoranti non mancano e sembrano tutti invitanti, ma la qualità del cibo spesso non è all’altezza della bellezza del design e dell’architettura degli interni) si riprende la marcia godendo della vista mozzafiato del mirador Santa Lucia e della bellezza della cattedrale di Santa Maria Maggiore, una piccola Notre Dame in stile manuelino, tipico di Lisbona, una sorta di originale mescolanza tra pre barocco e post romanico.

Le mille anime di Lisbona

Lisbona è divertente, trafficata, giovane e dalle mille anime. Se, ad esempio, Alfama è il quartiere antico, il vecchio centro nevralgico della città, tra Baixa e Chiado si trovano le zone dello shopping con negozi alla moda e ampie aree pedonali e non è raro entrare in un negozio a Chiado, prendere l’ascensore interno e uscire a Alfama in un labirinto intricato di anime lusitane che si sfiorano e accarezzano rispettandosi e convivendo in una metropoli europea che non ha nulla da invidiare alle concorrenti più note.

Il secondo giorno della propria Lisbon Story va dedicato al quartiere Belém. Per arrivarci, dalla zona di Chiado-Baixa basta salire sul tram 15 o 18 e in una manciata di fermate si attraversa la factory artistico culturale di Lisbona e si scende nella zona chic della città dove la planimetria regolare e gli ampi parchi urbani sembrano situati in una città diversa da quella che si è vissuta solo poche ore prima.

Il Belém

 

Prima di salire (marea permettendo) sulla torre di Belém è d’uopo visitare il monastero St. Jeronimos. Più che la Chiesa vale la pena entrare nell’adiacente chiostro (altri 10 euro) esempio di architettura manuelina perfettamente conservata. Le guide turistiche spiegano che in passato è stato redatto un documento che impediva, per ordine regio, di edificare qualunque cosa di fronte al monastero che avrebbe dovuto essere visibile dalla foce del fiume.

Così è ancora oggi: provare per credere. A qualche centinaia di metri si erge la torre di Belém, unita alla terraferma da un ponte di legno che impedisce l’accesso ai turisti in caso di mal tempo o alta marea. Anche da qui la vista sulla foce del Togo è spettacolare e i colori del tramonto valgono da soli il viaggio.

Prima di risalire sul tram 15 per tornare nel cuore caotico del centro vecchio della città è un imperativo assoluto fermarsi al Pastéis de Belém, la più antica pasticceria della città dove assaggiare uno scrigno caldo di pasta croccante e crema alla cannella chiamato Pastel Belém: costa 1,15 euro; ne mangereste una decina.

Dal Barrio Alto al tram 28

 

La seconda sera a Lisbona deve essere dedicata al Barrio Alto, la zona degli artisti, del fado e della movida; una strana mescolanza di tradizione in salsa turistica, giovani in cerca di sballo, locali alla moda e ristoranti di lusso.

Scegliere il miglior connubio per le personali esigenze non è semplice e il rischio è quello di rimbalzare tra un locale all’altro in cerca di ispirazione senza mai trovare l’utopica alchimia del ristorante perfetto.

A Lisbona, tra l’altro, tutto sembra essere stato costruito per contenere il maggior numero di persone nel minor spazio possibile.

Ci si trova ad esempio a cenare su tavoli da un metro per uno gomito a gomito col turista accanto appollaiati su sgabelli 30 per trenta mentre pingui signore vestite di nero cantano fado tra strazianti versi di impossibile comprensione (altro che spagnolo; del portoghese non ci si capisce davvero nulla).

I piatti sono piccoli, i bicchieri minuscoli, ma i conti rischiano di essere estremamente salati (occhio al Porto anche in questo caso; chiedete sempre il prezzo e non accettate l’idea dell’assaggino a fine pasto, potrebbe costarvi un salasso pari al conto dell’intera cena).

Anche a Barrio Alto è bello camminare e perdersi e girare per stradine microscopiche che nel giro di un paio di minuti tra una svolta improvvisata e l’altra riportano al traffico caotico della metropoli; alle vie con le luminarie e ai negozi alla moda in un andirivieni di atmosfere e ritmi che dànno vertigine e conquistano i cuori.

Mendicanti, turisti, mimi, lavoratori, artisti di strada, bambini, anziani, accattoni e gente di ogni stirpe e nazionalità si mescola in un meltin-pot che resterà la cifra emotiva della vostro passaggio a Lisbona.

Prima di lasciare (ma con la voglia di tornare il prima possibile) Lisbona dedicate mezzora a un giro sul tram 28, quello che passa dai vicoli stretti dei quartieri centrali della città e che si inerpica su pendenze inimmaginabili per queste vecchie tramvie dalle dimensioni ridotte.

L’ideale è mettersi in coda al capolinea Martim Moniz, ai piedi dell’Alfama e seguire tutto il percorso stridente del vecchio tram.

Il consiglio, però, è quello di scendere prima che il tram esca dal centro storico per immettersi in un quartiere residenziale e dallo scarso impatto.

Non appena l’occhio del turista vede le strade allargarsi e perdere di fascino è bene schiacciare il tasto rosso e ripercorrere a ritroso il percorso seguendo i binari e permettendo alla calma dei propri passi di sostituirsi alla necessaria cadenza delle fermate del tram.

In conclusione

Lisbona è una città frenetica dal ritmo lento.

Una dissonante cacofonia di suoni che però non potrebbero essere più armonici; contraddittoria come le sue strade trafficate e i vicoli sospesi, il fado e il rock, il fast food e il baccalà, il turismo e l’anima lusitana che si scorge nascosta dai ticket da pagare per tutto (anche per andare in ascensore), ma va presa così Lisbona: con le braccia aperte e gli occhi innocenti di chi è lì di passaggio, nel corso di un viaggio che è un cammino senza un destino.

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Autore dell'articolo:

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Barbara Massaro
Giornalista professionista, specializzata nella trattazione di argomenti di costume e società. Ha lavorato nella redazione di Studio Aperto di Mediaset. Nel 2012 il passaggio al web con la redazione digital di Panorama, Mondadori.