Oggi mi sono imbattuta in una discussione sui social sui termini “viaggiatore” e “turista”.
Il fatto curioso è che molte persone identificavano il viaggiatore come qualcuno con grandi possibilità economiche, in grado di affrontare lunghi viaggi o addirittura libero dal lavoro.
Questa visione crea una divisione e un senso di esclusione: si vorrebbe viaggiare, ma non ci si sente nelle condizioni per farlo.
Dall’altro lato, chi si considera viaggiatore spesso non ama essere definito turista.
Questa discussione mi ha portato a riflettere su due cose fondamentali.
1. Cosa cambia tra turista e viaggiatore? L’intenzione.
Cosa accomuna queste due parole? L’esperienza.
Vacanza o viaggio, entrambi portano con sé un’esperienza.
Ma ciò che cambia davvero è l’intenzione con cui si parte.
Il turista
Chi sceglie una vacanza turistica spesso ha come obiettivo il relax, il piacere, la scoperta di nuovi luoghi e il ritorno con bei ricordi.
Cerca comfort, sicurezza, organizza tutto tramite tour operator, soprattutto quando il tempo è limitato.
È normale voler ottimizzare ogni giornata, vedere più cose possibili, evitare imprevisti.
Il viaggiatore
Chi intraprende un viaggio, invece, lo fa con uno spirito diverso. Vuole sentire il luogo, viverlo profondamente.
Si apre alla cultura, parla con le persone, assapora i piatti locali, cerca gli angoli nascosti.
Vuole capire, lasciarsi cambiare. E questo richiede più tempo, più disponibilità e spesso, il coraggio di uscire dalla propria zona di comfort.
Certo, viaggiare più a lungo comporta dei costi. Ma chi ci crede davvero, trova soluzioni creative:
usa i mezzi pubblici, lavora in loco, cucina da sé, si appoggia a realtà come WorkAway o HomeExchange.
Il viaggio diventa così anche un’esperienza interiore, di crescita e trasformazione.
2. Serve davvero una definizione?
A questo punto mi chiedo: è davvero necessario inquadrare una persona con una parola?
La mia risposta è: No.
Io Sono.
Questa è l’unica verità.
Non mi identifico in un’etichetta. Mi identifico in ciò che sto vivendo ora.
Io Sono…
- …e sto facendo un lungo viaggio nel paese che ho sempre sognato, con l’intenzione di viverlo e rispettarne l’essenza.
- …e sto facendo una vacanza perché ho bisogno di staccare la testa e non pensare a nulla.
- …e nonostante la paura di viaggiare da sola, parto comunque. Prenoto solo l’andata, il ritorno lo deciderò strada facendo.
- …e sto per partire per tre settimane pianificate in ogni dettaglio, perché così mi sento più tranquilla.
- …e non ho alcuna intenzione di lasciare il mio lavoro per poter viaggiare, ma durante i miei viaggi, anche se brevi, sono aperta a sentire il più possibile l’essenza del posto.
- …e ora mollo questo lavoro, perché ho bisogno di andar via, di staccare da tutto e da tutti e ritrovare la mia di essenza. Credo che un viaggio mi aiuterà, perché sarò libera di decidere dove andare, cosa fare, quanto tempo dedicare.
Potrei continuare all’infinito.
Ogni persona è in un momento diverso della propria vita.
Ogni scelta ha valore. Nessuno dovrebbe sentirsi giudicato per come decide di viaggiare o di non farlo.
Come ogni luogo che visitiamo, anche ogni persona merita rispetto e ascolto, non giudizio.
Siamo Anime in Cammino, ognuna con il proprio passo.
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